Amazon ha lanciato Amazon Luxury Stores, una sezione esclusiva attualmente accessibile solo a determinati membri Prime negli Stati Uniti. Questa nuova funzionalità potrebbe riposizionare Amazon e renderlo una nuova tappa per lo shopping di lusso, rivoluzionando una volta per tutte il ruolo dell’e-commerce.
A livello marketing, le conseguenze potrebbero essere legate ai cambiamenti nell’investimento economico ed energetico del marchio. Ma Amazon non è la prima azienda a pensare ad un “corner” di lusso: ad esempio già Tmall, uno dei principali marketplace cinesi, è diventata proprietaria di “Tmall Luxury Pavillon” da molti anni.
I brand presenti su Amazon Luxury Stores
Per ora, quello che sappiamo sulla selezione dei marchi selezionati di Amazon Luxury Stores è che la star più grande è Oscar De La Renta. Grazie all’iniziativa di Amazon, il canale del brand ha un video su Instagram con Cara Delevingne. Grazie all’iniziativa di Amazon, è possibile raggiungere in anticipo gli utenti della nuova serie FW 2020.
I brand dell’alta moda avranno la possibilità di mostrare i loro vestiti tramite visite interattive a 360 gradi, regalando all’utente la possibilità di analizzare i dettagli del potenziale acquisto e l’eventuale vestibilità. L’obiettivo, scrive Amazon, è “rendere lo shopping di lusso più semplice e coinvolgente”.
Tutto è iniziato negli USA ma c’è da scommettere che presto gli orizzonti si allargheranno ad altri Paesi. Gli acquirenti potranno inoltre utilizzare l’innovativa funzione “View in 360“, per consentire ai clienti di visualizzarne i dettagli a 360 gradi. Saranno i brand a gestire i loro angoli di negozio, scegliendo quali capi proporre e a quale prezzo.
Da una parte, un’occasione per Amazon di entrare nel settore dell’alta moda e per i brand di lusso di allargare le porte e trovare clienti grazie all’enorme vetrina di Amazon.
Cosa significa tutto questo per il marketing
Possiamo immaginare le conseguenze del marketing? Sì, guardando ad est, l’e-commerce proprietario è già un vecchio ricordo.
Prendiamo ad esempio la Cina: oltre l’85% delle vendite online proviene dai primi tre leader di mercato (Tmall, JD.com e Pinduoduo, dati Statista 2020).
Nella user journey cinese, che potrebbe rappresentare per l’occidente un di punto di arrivo in termini di integrazione digitale, l’utente non è più interessato ad acquistare su un sito di e-commerce proprietario. E’ abituato ad andare direttamente su Tmall a cercare il prodotto per nome, confrontare le offerte e trovare la migliore.
Ovviamente, non stiamo parlando di una novità, poichè questo succede già in occidente e da diverso tempo. Il tema del controllo dei prezzi è in auge da anni e riguarda tutti i commercianti che vedono il loro prodotto online scontato su altre piattaforme, compreso Amazon.
Difatti l’idea di aggregare tutto il mondo del lusso in un’unica vetrina è un’ottima soluzione: l’utente può avere una panoramica, ed acquistare su un’unica piattaforma affidabile, una trustability che non può avere nel momento in cui si deve recare negli store dei singoli rivenditori terzi.
Cosa potrebbe cambiare con gli Amazon Luxury Stores
Ciò che cambierà veramente se gli Amazon Luxury Stores prenderanno piede saranno gli investimenti e le strategie nel marketing.
Se prima un brand era obiettivamente più interessato a rendere “appetibile” il proprio e-commerce proprietario, ora una parte dello sforzo economico e strategico sarà orientato a ottenere un buon posto nella nuova vetrina Amazon e impostare un buon piano per far arrivare traffico.
Se prima una strategia cross-channel era orientata a portare tutto il traffico di Instagram al sito proprietario per convertire, se prima per calcolare il ROI la fonte principale di informazioni era il sito proprietario, ora ci saranno anche i dati del Luxury Store di Amazon da calcolare.
Ecco, contestualmente allo sviluppo degli Amazon Luxury Stores, quello che possiamo immaginarci è il rilascio di nuove funzionalità di marketing e la nascita di nuove strategie, tutte volte a far arrivare una nuova parte mercato in una nuova piattaforma digitale.